COSA DETERMINA IL CARATTERE?

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Ti sei mai chiesto come mai ci sono persone sicure di sé, altre timide, altre sembrano non avere gli
strumenti per affrontare la vita?

Si nasce già con queste caratteristiche o il carattere è influenzato da altri fattori?

Francesca Scaglia, life counselor con studio a Pocapaglia, in provincia di Cuneo, vicino a Bra ed Alba, grazie alle sue conoscenze nel campo del Counseling, della Naturopatia e della crescita persona, ci parla di come diversi studi condotti su gemelli monozigoti (che hanno cioè lo stesso patrimonio genetico), dati in adozione e cresciuti in famiglie differenti, hanno evidenziato che i bambini nascono già con un loro “temperamento”, che li rende unici.

Lo sanno bene i genitori con due o più figli, ad ognuno dei quali corrisponde una diversa personalità, quasi non fossero nemmeno fratelli.

Quindi il carattere è innato ed immutabile?

Le cose non stanno proprio così. Sebbene la genetica imprima certe caratteristiche nel bambino, è l’ambiente che lo circonda che ne forma maggiormente il carattere. Per questo, la counselor piemontese Francesca Scaglia, spiega che il ruolo della famiglia nella crescita di un bambino è fondamentale.

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John Bowlby, (1907/1990) psicologo e psicanalista britannico, uno fra i più autorevoli psicoanalisti del ventesimo secolo (potete approfondire qui le informazioni su John Bowlby), osservò il comportamento di bambini disadattati, ospiti presso un istituto di accoglienza, con storie di deprivazione e rapporti difficili con le famiglie di provenienza. Accertò l’importanza del
rapporto madre- bambino in relazione alla salute mentale di quest’ultimo e formulò quella che è la “TEORIA DELL’ATTACCAMENTO”.

In questa teoria, sostiene che “l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba”.

Più tardi, insieme a Mary Ainsworth, introdusse il concetto di caregiver come base sicura:
il caregiver è letteralmente “colui che dà cura” ed è rappresentato dalla figura materna o dalla persona che si prende cura del bambino. La “base sicura” è il punto fermo, la certezza, le braccia tra cui rifugiarsi quando si provano paura e sconforto.

Ogni essere umano ha due bisogni fondamentali: SICUREZZA e LIBERTA’

 
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E nei primi anni di vita questi due ingredienti devono essere ben miscelati per garantire uno sviluppo cognitivo sano ed equilibrato. Una madre che infonde amore e sicurezza lasciando il bambino libero di sperimentare il mondo, che lo accoglie per consolarlo amorevolmente in caso di incertezza, rabbia, paura, rappresenta la BASE SICURA a cui il bambino può tornare ogni volta che ne sentirà il bisogno. Il suo modello operativo interno pertanto sarà sicuro, autonomo, assertivo.

Il MODELLO OPERATIVO INTERNO o rappresentazione mentale di sé, degli altri e del mondo, è il manuale che ognuno di noi crea, attraverso le proprie esperienze di vita, per decodificare il mondo e gestire le situazioni.

NON SEMPRE SICUREZZA E LIBERTA’ SONO DOSATE EQUAMENTE

Cosa succede se la figura di riferimento, di norma la madre, non risponde efficacemente ai bisogni del proprio figlio?

Vediamo nel dettaglio quali conseguenze possono avere determinati comportamenti.

 

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GENITORE COSTANTEMENTE

LONTANO O SVALUTANTE

Se un genitore è distante ed esprime fastidio alle richieste di attenzione del figlio e lo allontana da sé ad ogni sua richiesta di aiuto, avrà come risultato che IL BAMBINO SARA’ INSICURO ED EVITANTE, svilupperà la convinzione che le sue richieste di bisogno non solo non saranno ascoltate, ma che lui stesso verrà allontanato dalla figura di riferimento. Tenderà quindi a non manifestare i propri bisogni per paura di essere rifiutato e costruirà un’immagine di sé falsamente autonoma e indipendente. Il mondo per lui sarà un luogo insicuro, in cui il distacco dall’altro sarà quasi inevitabile, e per questo tenderà ad evitare le relazioni, perché in esse è insito il rifiuto.
Avrà una considerazione di Sé come positivo ed affidabile mentre l’altro sarà considerato inaffidabile. Prevalgono emozioni di tristezza e dolore.

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GENITORE ANSIOSO

E AMBIVALENTE

Se un genitore a volte è disponibile mentre altre nega la sua attenzione al bambino, formula
minacce di abbandono, altre ancora esercita un controllo eccessivo sulle attività del figlio e lo
ostacola nella libera esplorazione del mondo, provocherà che IL BAMBINO SARA’ INSICURO, AMBIVALENTE, RESISTENTE. Svilupperà una scarsa autonomia ed una dipendenza marcata nei confronti della figura di attaccamento. Il proprio Sé e la percezione degli altri saranno ambivalenti: costruirà per ciascuno due rappresentazioni opposte: da un lato come amabili e meritevoli di cure ed attenzioni e dall’altro come inaffidabili e indegni di risposte positive. Saranno soggetti timidi, introversi, con una scarsa curiosità per il mondo. Prevalgono emozioni di angoscia da separazione.

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GENITORE EMOTIVAMENTE DISORGANIZZATO

Se un genitore dispensa amore per poi diventare improvvisamente minaccioso ed incutere paura nel piccolo, ad esempio muovendo nervosamente le mani come per colpire il bambino, invadendo il suo spazio, avvicinandosi eccessivamente senza un chiaro motivo, modulando la voce in modo strano quando si rivolge a lui o ancora invitandolo a giocare ma con fare arrabbiato e minaccioso, il BAMBINO CREERA' RAPPRESENTAZIONI DI SE' MULTIPLE ED INCOMPATIBILI TRA LORO, in una infinita alternanza tra le figure di vittima, persecutore e salvatore generando personalità borderline o psicotiche.

Il comportamento distorto del genitore può essere la conseguenza di un lutto non elaborato o un
doloroso evento vissuto a sua volta con la figura di attaccamento e comunque racchiude nel suo
mondo interiore cupezza e paura.

Se è vero che dall’imprinting della famiglia il bambino crea la propria rappresentazione di Sé, è
altrettanto vero che altre esperienze si assommano a quelle vissute in età infantile modificando
nuovamente il modello operativo interno.

L’essere umano impara continuamente dalle situazioni e per fortuna è in grado di cambiare punto
di vista sul mondo e recuperare fiducia e stima in sé stesso.