I GIOVANI NEL 2024

Ultimamente sempre più genitori mi raccontano la loro preoccupazione perché i loro figli sembrano chiusi in un guscio e hanno paura ad uscirne: sono condizionati da paure irreali ma che hanno il potere di spegnere la loro fiamma vitale.

Cosa succede nel loro mondo emotivo e cosa influenza la loro mente?

Sappiamo per certo, perché ce lo dicono le neuroscienze, che fino a 23/24 anni una parte del cervello, chiamata neocorteccia, non è pienamente sviluppata, e grazie a questa preziosa area cerebrale noi esseri umani sviluppiamo abilità sociali, senso critico, capacità decisionali e organizzative.

Il mondo dei giovani è fatto di pura emozione, perché a prevalere sono le altre due strutture cerebrali: quella rettile, la più antica, che ha a che fare con gli istinti (è quella per capirci che ci permette di respirare e che fa battere il cuore), e quella limbica, sede delle emozioni, dove si trova la ghiandola amigdala (che in realtà sono due), e che domina il mondo emotivo individuale.

I bambini, i preadolescenti e gli adolescenti sono impegnati in un processo evolutivo enorme: a partire dai 10/11 anni gli ormoni fanno sentire la loro influenza e li “sbattono” letteralmente in una continua altalena tra gioia e tristezza, rabbia e frustrazione, il corpo cambia, la confusione è grande.

Quali messaggi ricevono dall’esterno?

Il mainstream li bombarda di informazioni su come debbano essere gli uomini e le donne ideali: ovviamente belli, affascinanti, simpatici, ricchi e con una smisurata popolarità, fatta di like.

I notiziari li allarmano con venti di guerra e odio fra i popoli, continue allerte meteo, e la Spada di Damocle dell’inquinamento.

Qualche anno fa sono stati addirittura accusati di essere potenziali killer per i loro nonni e per le persone fragili, e per questo gli è stato sottratto ogni diritto di frequentare la scuola, di incontrarsi, di vivere.

Ci stupiamo ancora che si siano rifugiati nel loro guscio, che siano fragili, sfiduciati, che vivano in un quotidiano “non senso”?

Gli adulti si sono scordati dei loro bisogni, del loro delicato equilibrio esistenziale, e soprattutto dei loro sogni, li vogliono già grandi e giudiziosi, e la scuola fa il suo, preparandoli al mondo del lavoro, invece di sostenerli per scoprire e valorizzare la propria individualità e sentirsi a proprio agio in essa.

Chi dice loro che la vita è un frutto da cogliere?

Chi dice loro che quel frutto è buonissimo e che per coglierlo è necessario sviluppare l’abilità del

COR-AGGIO, che a ben guardare è l’azione del cuore!

Il cuore non è solo un organo del corpo fisico, ma in esso è racchiusa l’energia vitale che scorre, che fluisce, perché la vita è movimento, ed è questo movimento che ANIMA e conduce alle esperienze, alla consapevolezza di sé, per gustare il vero senso dell’esistenza, in connessione con gli altri esseri umani, in quanto l’uomo è un essere sociale e non può rinchiudersi nella solitudine.

I giovani devono sapere che la paura si può superare, e lo si fa attraverso l’AZIONE, con cor-aggio, con piccoli sforzi quotidiani, nella consapevolezza che il mondo è un’opportunità in cui esprimere il proprio talento.

Ma per aiutarli in questa missione c’è bisogno di una nuova generazione di educatori, che li aiuti a scoprire la forza, l’unicità, la bellezza, in ognuno di loro, che gli dica che nessuno nasce a caso e ciascuno ha il proprio posto nel mondo.

Ricordiamo che grandi personaggi, come la Montessori, hanno cercato di proporre una nuova visione del metodo educativo e possiamo e dobbiamo farlo anche oggi, con urgenza.

Bisogna smettere di inoculare nei giovani il dubbio sulla loro identità e sostenerli nel costruirne una integra, smetterla di mostrargli solo il lato grigio delle cose e guidarli alla ricerca del bello, dell’arte, della musica, materie a cui viene concesso sempre meno spazio nelle aule scolastiche.

Cor-aggio dunque!

Il cambiamento parte dal singolo, da noi genitori ed educatori, dagli insegnanti, dal panettiere, dall’impiegato, dall’imbianchino, offrendo, con l’esempio, modelli educativi positivi e validi.

I nostri ragazzi sfuggiranno all’illusione del “non senso” se sapremo guardarli e vederli davvero, ascoltarli, incoraggiarli e soprattutto

amarli per quello che sono e non per come vorremmo che fossero.