SOS PREADOLESCENZA

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“Sono genitore accidenti! Quello che dico lo dico proprio per il suo bene!

Eppure mi fa il muso, si offende e si arrabbia pure …

Ma quanto è complicato adesso comunicare con mio figlio??!!!”

Si sa, finché i figli son piccoli può sembrare semplice interagire, e se non ascoltano a volte basta alzare un po' la voce… anche se ci sono modi decisamente migliori per curare la relazione!

Ma quando arrivano intorno agli 11 / 12 anni qualcosa cambia.

Sembra di vivere con perfetti estranei. Cambia il loro atteggiamento in casa, a scuola possono manifestare difficoltà nello studio, poca attenzione e poco impegno e quella testa… sempre fra le nuvole!

E quando mamma e papà con tutto il loro amore e buona volontà cercano di ragionare con argomenti sensati, razionali e lucidi, ecco che di rimando si vedono alzare una barriera protettiva, un rifiuto a prima vista illogico…

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Benvenuta PREADOLESCENZA!

Caro genitore stai tranquillo è tutto nella norma.

Tuo figlio è entrato in una fase molto delicata della sua vita, ed è una vera e propria sfida quella che sta iniziando, diretta a trovare pian piano la propria identità, reinterpretare sé stesso, gli altri, la società e perfino il mondo. I cambiamenti a livello fisico sono evidenti ma interiormente ci sono evoluzioni psicologiche e cognitive altrettanto importanti.

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Fin qui tutto ok… ma perché non accetta i tuoi consigli, che grazie alla tua esperienza gli puoi offrire per facilitarlo o facilitarla in questo passaggio davvero impegnativo?

In primo luogo perché non è ancora adulto e la razionalità non fa ancora parte delle sue risorse. Lo sviluppo della neocorteccia, la parte del cervello che permette di ragionare e utilizzare il senso critico non è fisicamente ancora matura (cosa che avverrà intorno ai 24/25 anni, quando passerà dall’adolescenza all’età adulta… Eh si, ci vuole ancora un bel po' di tempo!).

Invece il mondo emotivo, che trova la sua origine nel cervello limbico, domina e ha il sopravvento su tutto il resto.

Capito perché i predicozzi non funzionano?

Allora che si fa? Aspettiamo che cresca?

In realtà è proprio in questa fase che si può creare quel ponte di comunicazione che unisce due sponde apparentemente lontane.

Le relazioni sane si coltivano con l’ASCOLTO ATTIVO, dimostrando ai ragazzi che quello che dicono è importante, che i loro pensieri e sentimenti vengono rispettati.

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Fare un passo indietro lasciando andare i propri pensieri e aspettative di genitori su cosa sia meglio per loro, aiuta a mettersi in sintonia con la loro parte più fragile e che ha bisogno di amore, di accoglienza e di comprensione, più che di doverizzazioni e imposizioni.

Si lo so, il mestiere di genitore non è per nulla facile, ma la gioia e l’appagamento che si ricevono quando si raccolgono i frutti del proprio impegno, sono una ricompensa di inestimabile valore.

Da dove iniziare quindi?

Dall’ASCOLTO e dall’OSSERVAZIONE.

Lascia che tuo figlio dica quel che ha da dire senza intervenire, senza giudicare, senza nemmeno dare consigli, anche se quello che sta dicendo non ti piace.

D’altra parte pensaci… quando hai bisogno di comprensione e vuoi parlare con qualcuno, di sicuro non vai per ricevere ammonimenti o soluzioni non richieste. Hai solo bisogno che qualcuno ti ascolti e ti dedichi un po' del suo tempo.

Evita frasi del tipo “non fare così”, “non è niente”, “io al posto tuo”, “io quando avevo la tua età” e via dicendo, perché in questo modo non lo aiuti o non la aiuti ad esprimere quello che ha dentro e ad attraversare l’emozione ma stai mettendo delle barriere all’ascolto aperto.

Mentre ti parla fagli capire che lo stai ascoltando annuendo, con un monosillabo o una parola: “Oh!”, “Posso capire”, “Eh si”…

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IL DIALOGO

Solo l’ascolto, quello vero e senza pregiudizi, porta al dialogo.

Il dialogo non è “ok ti ho ascoltato e adesso fai cosa ti dico” ma può essere: “Ho capito che per te è una cosa davvero importante, ti va di parlarne così vediamo quel che si può fare?”, “Sai da quello che mi hai detto mi sembra di aver capito che…., e perciò io mi sento dispiaciuta per questo. Secondo te cosa è possibile fare per…”, “Ti sono vicino e comprendo il tuo dispiacere (la tua rabbia, il tuo risentimento, …) e vorrei aiutarti a trovare una soluzione. Sono qui per te.”

Queste frasi che non contemplano né biasimo, né giudizio, ammonizione, critica o consiglio non richiesto, lasciano spazio all’espressione vera e sincera e facilitano la relazione sana e di aiuto.

Le REGOLE

Naturalmente le regole sono importanti e per questo devono essere molto chiare e commisurate all’età. Una buona regola è come un contenitore che protegge ma non soffoca, in cui i ragazzi si sentono considerati e protetti.

Attenzione a non esagerare con vincoli e regolette non importanti, non mirate quindi alla perfezione ma all’educazione che è in sé lo sviluppo delle proprie facoltà morali, intellettuali, creative, spirituali.

E per chi ha voglia di leggere ecco alcune letture utili:

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Come parlare perché i ragazzi ti ascoltino e come ascoltare perché ti parlino di Adele Faber , Elaine Mazlish

L'età dello tsunami. Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente di Alberto Pellai e Barbara Tamborini

Il figlio ribelle. Come affrontare e risolvere i suoi «no» di Alan E. Kazdin e I. Spreafico

Il libro che vorresti i tuoi genitori avessero letto. Come impostare la relazione tra genitori e figli di di Philippa Perry e L. Corradini Caspani

Buon lavoro cara mamma, buon lavoro caro papà.

Se hai bisogno di un suggerimento o di un aiuto specifico per la tua situazione mi puoi contattare via mail o telefono.