IL PERICOLO E’ IN CASA

“Mio figlio è sempre in casa, sta in camera sua e non esce molto, per lo meno non incontra i pericoli che ci sono fuori”

Ormai è quasi un classico, molti genitori mi raccontano più o meno la stessa storia.

Siamo proprio sicuri che il pericolo sia davvero… fuori?

Da un’inchiesta fatta nel 2023 dal “Wall Street Journal” è emerso che una famosissima piattaforma nata per condividere immagini e video, usata praticamente da tutti i giovani (e adulti), “mette in connessione i pedofili e li indirizza verso venditori di contenuti tramite sistemi di raccomandazione che si distinguono nel collegare chi condivide interessi di nicchia”.

Una quattordicenne americana ha scritto un articolo su un giornale chiamato “The Free Press” dichiarando come i genitori siano erroneamente concentrati su pericoli sbagliati, quando il dramma si consuma dietro uno schermo, nella cameretta dei figli:

Avevo dieci anni quando ho visto per la prima volta un porno. Mi sono ritrovata su (nome della piattaforma), dove ero arrivata per caso e ci tornai per curiosità. Il sito web non verifica in alcun modo l’età, non richiede un documento d’identità e non ha neanche un prompt che chiede se sei maggiorenne. Il sito è facile da trovare, impossibile da evitare ed è diventato un classico rito di passaggio per i ragazzi della mia età. Dov’era mia madre? Nella stanza accanto, ad accertarsi che mangiassi la mia razione quotidiana di nove porzioni di frutta e verdura di diverso colore. Era premurosa, quasi un genitore elicottero, ma io trovavo comunque il porno online. E anche i miei amici”.

Cosa possiamo intuire da questa testimonianza?

Che i genitori, noi genitori, immersi in una società che racconta i pericoli esterni da cui bisogna ben guardarsi, abbiamo iniziato a proteggere in modo asfissiante i figli proprio dal mondo reale, dove è vero che ci sono possibilità di perdersi, come è sempre stato, ma anche poi di ritrovarsi, grazie allo sguardo e ad un abbraccio autentici, in carne ed ossa, e abbiamo sottovalutato il pericolo più insidioso, quello che si nasconde dietro un telefonino tascabile, nella cameretta sicura e sotto controllo, dove i nostri figli si ritirano in silenzio per ore, e vagano in spazi ignoti, dove la mente, i pensieri, i desideri sono manipolati da algoritmi creati appositamente per rapirli e portarli nei bassifondi della dipendenza, dell’ansia e della disperazione.

Cerchiamo in casa, lì sta il pericolo più insidioso.

Siamo caduti nel grande inganno della babysitter a basso costo, che con i suoi video 24h sa catturare l’attenzione e l’anima di bimbi, adolescenti e adulti.

Prendere coscienza di questo pericolo virtuale e maledettamente reale, è un dovere, perché prima si cambia direzione e più possibilità ci sono di salvare le nuove generazioni dallo scollamento da sé stessi e dall’energia vitale che può solo arrivare dalle esperienze di relazione autentica, dagli scambi di sguardi occhi negli occhi, dagli abbracci, ma anche dalle litigate, dalle lacrime, dalle delusioni, dal rispecchiarsi nell’altro per conoscere sé stessi, imparando a dare senso alle smorfie, alle alzate si sopracciglio, alle risate improvvise, che solo la frequentazione vera può dare.

I bambini e le bambine devono tornare nel parco giochi all’aperto, devono poter andare in bicicletta con i coetanei, uscire sotto la pioggia e sporcarsi di fango, dare calci ad un pallone, giocare a fare la maestra o la mamma, o l’esploratrice, ma anche alle volte tornare a casa con le lacrime per una presa in giro, o perché cadendo, ci si è rotti un dito.

Come possono crescere con la fiducia nelle proprie capacità e competenze se non glielo permettiamo con la nostra idea di proteggerli da qualsiasi cosa possa nuocere al loro fisico o alla loro emotività?

Dare lo smartphone ad un ragazzo non prima dei 16 anni oggi sembra una follia, perché…

CE L’AHANNO TUTTI,

ma con questa forma mentis continueremo a tenerli prigionieri in un mondo inesistente ma potenzialmente distruttivo.

Possiamo scegliere, questa è la nostra più grande espressione di libertà e coraggio, per

salvare i nostri figli.