OSSERVATORIO SULLO SPORT GIOVANILE E INTERNET ADDICTION

Leggo sul giornale dedicato alle attività comunali della mia zona che, da un sondaggio su un campione di 1.700 studenti tra i 6 e i 14 anni, emerge che il 50% pratica regolarmente una disciplina sportiva, il 16% l’ha iniziata quest’anno (2022), e il 34% NON pratica sport.

Circa il 60% dei ragazzi, inoltre, abbandona l’attività sportiva nel passaggio tra elementari e medie.

Si sa che un corpo in movimento è un generatore di energia, fonte primaria di salute fisica e mentale, per tutte le età.

Ma per i bambini e gli adolescenti lo sport ha un valore ancor più importante perché rappresenta un momento di incontro, di condivisione, una palestra di vita in cui si allena anche l’abilità sociale.

Da circa due anni, a partire dal 2020, ai più giovani è stata preclusa qualsiasi attività sociale e ludica, dalle lezioni in classe, sostituite dalla DAD, alle attività sportive, ai ritrovi negli oratori, proibiti i parchi giochi e chiuse le discoteche.

Una volta rientrata l’”emergenza”, poi, l’autorizzazione a riprendere le attività sportive è stata concessa ai soli possessori di pass, costringendo molti atleti (dai più giovani ai più maturi) a scegliere (???) tra il continuare l’attività accettando il ricatto, o abbandonare senza diritto d’appello.

Alla desolazione di questo quadro si aggiunge un progressivo ritiro sociale di troppi preadolescenti e adolescenti sempre più isolati, sempre meno coinvolti in attività sociali, oltre che sportive, e sempre più assorbiti dai devices, squallido surrogato delle relazioni , con un costante, inevitabile calo del rendimento scolastico.

Il disturbo da abuso di tecnologia ha già un nome: “Internet Addiction”, letteralmente dipendenza da internet.

Biologicamente il cervello umano raggiunge la sua piena maturazione intorno ai 23/25 anni e affincè il risultato sia ottimale, il giovane necessita di stimoli sani per potenziare le proprie capacità intellettive e giungere ad un salutare equilibrio emozionale, relazionale e comportamentale.

L’impresa è piuttosto complicata oggigiorno.

Piccoli bimbi maneggiano cellulari incarnando la generazione dei “nativi digitali” o “generazione del click”, investiti da immagini, spot, slogan, giochi, creati per una realtà sempre meno vera, cittadini del mondo virtuale, dove per ottenere qualcosa basta un click, veloce, asettico, che uccide la magia dell’attesa ed apre le porte alla frustrazione, figlia dell’incapacità di sognare aspettando.

Sono sempre meno abili ad inventare, sempre più pigri (una corsa per molti è faticosa e noiosa), sempre più spiaggiati sul divano, ad assorbire passivamente qualsiasi cosa, privati dell’abilità del senso critico e sempre più preda di stati melanconici.

Raccolgo la preoccupazione di genitori che raccontano dinamiche molto simili: “mio figlio/ mia figlia ha iniziato a prender brutti voti, dice che la scuola non serve a niente, non ha più voglia di uscire, ha stati d’ansia frequenti, è sempre stanco/stanca, ha mal di testa, TRASCORRE ORE SUL CELLULARE…”, con il fuorviante dubbio che ci sia qualcosa di sbagliato nel loro figlio/figlia, ignari di un progetto involutivo che guida questa deriva, taciuto dal mai stream che aborrisce chi si fa domande e inneggia al conformismo.

Il cervello è assuefatto alla tecnologia nello stesso modo in cui lo è per le sostanze stupefacenti.

(Si leggano articoli su “internet addiction”)

https://www.corriere.it/salute/12_gennaio_12/dipendenza-web-cervello_cc2e0b14-3d20-11e1-a7f5-80bdd8489cd9.shtml

Ancora stupiti che i giovani si allontanino dallo sport?

L’inversione di rotta è possibile, ma bisogna diventare consapevoli di quello che succede davvero, e modificare ciò che è sotto il nostro controllo: le nostre abitudini e il nostro stile di vita.

L’idea che il “fuori”, cioè quello che accade intorno ad un individuo, sia la fonte primaria responsabile del suo destino, è un concetto errato che va cambiato all’istante. Per questo occorre un’assunzione di responsabilità riguardo alle proprie scelte quotidiane ancor più quando queste influenzano anche la vita degli altri, in particolar modo dei più piccoli, e che contemplano tra le altre cose la scelta del cibo per il corpo fisico, per quello mentale, per quello spirituale.

I nostri figli hanno bisogno di nuovi esempi positivi e noi abbiamo il dovere di diventare portatori di rinnovata speranza per loro.

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